Il valore della laurea “honoris causa” dell’Università di Sassari a Edith Bruck

Una nostra redattrice racconta l’esperienza vissuta nel corso della cerimonia per il conferimento della laurea “honoris causa” da parte dell’Università di Sassari a Edith Bruck, una delle ultime testimoni viventi della tragedia dell’Olocausto. Un’esperienza che resta viva in chi l’ha vissuta anche se risalente a qualche mese fa, come tutti gli incontri che, seppure a distanza, lasciano un segno profondo.

 

 

Lo scorso 28 settembre è stata conferita da parte del Rettore dell’Università di Sassari, il Professor Gavino Mariotti, la laurea magistrale “honoris causa” in Scienze Filosofiche a Edith Bruck, scrittrice, poetessa, traduttrice, regista e testimone dell’Olocausto.
La cerimonia si è svolta nell’Aula Magna dell’Ateneo turritano alla presenza delle maggiori autorità cittadine, di esponenti delle istituzioni, giornalisti, studenti e insegnanti, compresa una parte della mia classe accompagnata dal professor Massimiliano Garau, docente di Filosofia.
Ai saluti del Magnifico Rettore Gavino Mariotti, della Professoressa Valeria Panizza, Direttrice del Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione, e del Professor Sebastiano Ghisu, Presidente del Corso di studi in Scienze Storiche e Filosofiche, hanno fatto seguito la “laudatio” della Professoressa Gavina Cherchi, docente di Estetica e promotrice del conferimento della laurea, ed infine la “lectio magistralis” tenuta dalla stessa Edith Bruck in collegamento video dalla sua casa romana, dove era presente una delegazione dell’Università di Sassari.
Per la Bruck il conferimento della “laurea ad honorem” è stata una delle numerose occasioni che nel corso degli ultimi sessant’anni ha avuto per raccontare la propria storia di povertà, sofferenza e infine quella che, con tutti i limiti del caso, può essere definita la sua rinascita.
Di famiglia ebreo-ungherese, Edith Bruck era infatti poco più che una bambina quando nel 1944, su direttiva del governo tedesco, un gruppo di soldati irruppe nella sua umile casa per deportare lei, la sorella e i genitori nei campi di concentramento. Da qui ebbe inizio la tragica serie di vicende che tanto hanno influenzato la vita della scrittrice, la quale ha iniziato a scrivere e raccontare la propria storia proprio per il bisogno di essere ascoltata, a iniziare da quando nel suo piccolo paese d’origine in Ungheria era stata ritenuta soltanto un “avanzo di vita”.
Uno dei temi che Edith Bruck ha voluto maggiormente evidenziare è stato quello della speranza, ricordando in particolare due episodi. Il primo quando, durante la guerra, un benestante contadino donò alla sua famiglia del pane che li avrebbe potuti sfamare se poco dopo non fossero arrivati i soldati tedeschi a prelevarli. Il secondo quando, all’arrivo nel lager, un soldato tedesco la risparmiò da morte sicura nelle camere a gas indirizzandola verso la fila di coloro che erano destinati al lavoro.
Molto importante, ha spiegato Edith Bruck, è la memoria storica di questi fatti che mai dovrebbe abbandonare la nostra mente, proprio come succede a lei che da decenni ogni giorno ricorda, riflette sul passato e lo racconta.
Qualunque sofferenza da parte di chiunque è una grave ingiustizia che ci riguarda direttamente e ci dovrebbe preoccupare. Quella di raccontare, far conoscere, sensibilizzare e coinvolgere i tanti che la ascoltano è proprio la missione che Edith Bruck sta portando avanti da lungo tempo nelle scuole, nelle università, sui giornali e in televisione, rivolgendosi in particolar modo ai giovani, con cui ama parlare e interagire.
Edith Bruck ha mostrato sincera riconoscenza nei confronti del pubblico presente nell’aula magna dell’Ateneo di Sassari e in particolare della Professoressa Cherchi, che con la sua “laudatio” l’ha emozionata come mai era capitato in un’occasione simile.
La scrittrice ha parlato anche del suo speciale legame con la Sardegna, luogo della prima vacanza della sua vita che l’ha ispirata a realizzare, nel 1983, il film Rai “Per un viaggio in Italia: quale Sardegna?”.

 

Maria Teresa Zucca
Classe 5^ C Liceo Classico