Pensieri in libertà (3)

Nella terza tappa del suo pensare senza confini , una nostra redattrice coinvolge il lettore ancora una volta in profonde riflessioni. Si tratta di un appuntamento periodico che suscita sempre nuove emozioni.

 

 

Perché 

Alla fine bisogna vivere di più,
e rinchiudersi meno nei propri dubbi.

Noto che noi giovani, spesso, ci poniamo moltissime domande, ma le più gettonate sono quelle che iniziano con “perché”. Cerchiamo sempre di trovare un perché in tutto ciò che viviamo, in ogni esperienza nuova, e poi abbiamo il dubbio che quello che sta succedendo ci potrebbe distruggere, abbiamo paura dell’ignoto.

Certe volte pensiamo di essere dei ragazzi cresciuti troppo in fretta, invece siamo ancora dei bambini che continuano a fare un milione di domande, solo che quella curiosità che ci portava a porre così numerose domande non è più dovuta ad eccitazione, ma più che altro a paura.

Basta con questa dannata paura, basta con il frenarci per cercare di impedire qualsiasi tipo di sconvolgimento nella nostra vita. Il rischio è quello di sprofondare in un’estenuante routine.

Spesso questa paura incontrollata ci domina, e non riusciamo a trovare nulla di positivo quando ne siamo “vittime”. Non sto dicendo che farsi delle domande sia sbagliato, anzi, è sintomo di intelligenza, ribadisco che spesso noi non troviamo le risposte a tutto ciò che ci chiediamo perché, se lo facessimo, la vita diventerebbe quasi meccanica…

Non c’è una spiegazione a tutto, soprattutto ai sentimenti. Non siamo macchine che funzionano tramite chissà quale marchingegno…

Noi siamo spontanei, ci facciamo condizionare sempre da esperienze diverse ma perché nel nostro vissuto siamo tutti fragili per motivi diversi, non perché ci hanno “programmato” in questo modo. Godetevi quei pianti, respirate questi ultimi, perché vi faranno sentire vivi e non deboli.

 

Violeta

Il testo che più rispecchia ciò che sono.

Tutti ti vedono, ma nessuno ti guarda.

Spesso ti impegni ad apparire sperando di essere notato, ma la gente ti vede e basta, non ti guarda.

Non sono la tipica ragazza a cui fai caso vedendola, non ho nulla di speciale a prima vista, questo è il punto.

Io desidero che arrivi qualcuno che mi guardi, non dal punto di vista estetico, ma che cerchi di scoprire Violeta in ciò che nota, in ciò che percepisce, qualcuno che non si fermi all’apparenza (perché ormai il mondo è pieno di gente così) ma qualcuno che cerchi di scoprirmi.

Il problema è questo: io ho paura che il mondo si riempia unicamente di persone superficiali e impazienti che non hanno voglia di guardarmi o di cercarmi. A questo punto, probabilmente, reagirei con il semplice farmi vedere, perché a vedere soltanto ci sono buoni pure i miopi : metti un paio di occhiali della graduazione giusta e vedi benissimo il palazzo alla tua sinistra, il lampione davanti a te e la macchina parcheggiata abusivamente nel posto assegnato solo ai residenti, tra l’altro parcheggiata storta, per non farci mancare nulla.

Io non voglio essere quel lampione, non voglio solo essere vista perché so benissimo che in me c’è più di ciò che gli altri vedono inizialmente, c’è un’intera voragine in realtà, più cose di quante chiunque altro immagini.

E poi anche se mi impegno, ci provo, poi capisco che non mi hanno davvero guardata e allora mi dispero e mi chiedo perché la gente sembri non volere te ma ciò che appari, e non per come sei esteticamente ma per come sei apparsa.

Così ho imparato a stare sola e a guardare le persone perché mi è sempre piaciuto capirle, e aspetto che qualcuno mi guardi e, se non dovesse succedere, almeno avrò coscienza di aver guardato oltre il riflesso che vedevo allo specchio, oltre quel lampione.

 

 

Ho Paura

Ho paura di parlare.
No, non di parlare, di spezzare.
Di ferire.
Di tagliare.
Di esplodere.

Ho Paura.

Sono “l’amica che sa parlare”, che aiuta chiunque, che cerca sempre di mettere ogni cosa al suo posto, non per far tornare il sorriso ma almeno la speranza.

Sono sempre l’amica ottimista, l’amica fiduciosa, quella che c’è sempre.

Poi, mi spezzo.

L’amica che sa parlare si spezza di fronte a qualcosa che ha paura di non saper gestire e quindi cosa fa?

Si rinchiude in se stessa.

In una bolla che vorrebbe scoppiare, ma Ha Paura.

Ha paura che facendola scoppiare, e così spezzando il suo silenzio, il suo non stare (perché in fin dei conti in quel determinato contesto non stai bene, stai e basta) taglierà qualcosa, non solo dentro di lei facendo diventare quel malessere ancora più reale, ma dentro qualcun altro.

Eppure hanno sempre detto che quando si sta male per qualcosa o per qualcuno bisogna sfogarsi, bisogna parlarne.

Ma non è così semplice a volte.

“L’amica che sa parlare” sa di essere totalmente in grado di affrontare una cosa del genere perché parlare, argomentare, è ciò che sa fare meglio, a quanto pare.

Però quando si tratta di me stessa, di esprimermi, e quindi di non aiutare qualcun altro in una determinata situazione, ma di aiutare me stessa, forse mi blocco, perché con le cose che ho da dire non voglio diventare causa di dolore e allora sto in silenzio, ma non parlare mi fa sentire troppo chiusa… A un certo punto, esplodo.

Ho Paura.

 

Angela Gadau
Classe 2^B Liceo Classico